Ciao Francesco, mancherai. A noi e al mondo

Il primo gesto del suo Pontificato fu la visita a Lampedusa, punto d’approdo di tanti migranti in fuga dalla disperazione, subito dopo avere incontrato il Centro Astalli. E ancora ieri, nel messaggio di Pasqua ammoniva: «Quanto disprezzo per i migranti».
E si fece chiamare Francesco.
Appena eletto, dal balcone di San Pietro, pronunciò una delle preghiere evangeliche più antiche e radicate, un mantra di grande forza, il «Padre Nostro».
Fu subito chiaro che sarebbe stato il Pastore dei poveri e degli esclusi, ma fu subito altrettanto chiaro che non avrebbe mancato di prendere posizioni pubbliche dirompenti a sostegno di chi non ha voce, della giustizia e della pace. E così pure, che non avrebbe mancato di guardare all’interno del mondo di cui era Principe e operare per una Chiesa più trasparente e vicina alla parola evangelica. A Gesù.
Ci lascia proprio nel giorno della resurrezione del Cristo, dopo aver lottato con tutta la sua inesauribile energia con una malattia subdola e difficile e volendo essere, a Pasqua, nel momento più intenso della fede cattolica, insieme ai fedeli: un corpo sofferente che si offre a chi crede e, per come era lui, anche a chi non crede. Come in una sorta di eucarestia.
Mancherà, non solo a noi che oggi viviamo un grande dolore, ma al mondo intero che, coperto di nubi, aveva in lui una luce.

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