SFRATTI ALLE ASSOCIAZIONI: POLTITICA, AMMINISTRAZIONE E CORTE DEI CONTI DEVONO ASSUMERSI LE PROPRIE RESPONSABILITÀ

Il 9 marzo una delegazione di associazioni e di reti di volontariato ha consegnato alla Corte dei Conti una richiesta di deferimento del Vice Procuratore della Corte Regionale del Lazio dott. Guido Patti alla Commissione Disciplinare.

La richiesta nasce dall’esigenza di fare chiarezza sulla vicenda delle associazioni che negli ultimi mesi hanno ricevuto richieste di risarcimento esorbitanti, sfratti indiscriminati o sono state sgomberate dalle loro sedi, di proprietà del Comune e assegnate secondo procedure legali.

Il vice procuratore ha mosso massicce azioni giudiziarie per presunti danni erariali da addebitarsi ai dirigenti del Dipartimento patrimonio di Roma Capitale. Fino ad ora sono stati notificati 200 inviti a dedurre e 132 atti di citazione a un gruppo di funzionari (tutte donne), ma secondo il personale della Procura ne sono stati confezionati 650, con il metodo del copia e incolla. Secondo le associazioni, in questo modo, il Vice Procuratore ha interferito nella normale gestione della Sezione Giurisdizionale del Lazio.

Inoltre ha interferito nell’attività di Roma Capitale in vari modi, condizionando l’operato dei dirigenti e  impedendo all’Amministrazione di esercitare la propria autonomia e ai politici di esercitare liberamente il mandato conferito dagli elettori.

Per questo le associazioni hanno scritto anche una lettera ai Dirigenti Capitolini e una alla Politica e all’Amministrazione.

L’interferenza del Vice Procuratore «si è sviluppata con inviti e diffide ad operare sfratti e a pretendere milioni di euro, con relativi arretrati, pena la citazione per danno erariale nei confronti dei dirigenti riottosi a recepire i “suggerimenti” dello stesso Procuratore», si legge tra l’altro nella prima. «Non apprezziamo una dirigenza burocratica, impaurita e priva del senso delle istituzioni, che abdica al dovere-potere di operare scelte. Si avverte la necessità di una burocrazia nuova, preoccupata non solo di aggiustamenti stipendiali o incarichi fuori busta, ma capace di confrontarsi a viso aperto con altri poteri pubblici e con la società civile nel rispetto di regole chiare e partecipate».

Nella Lettera alla Politica e all’Amministrazione Capitolina le associazioni stigmatizzano «La Politica che sfugge alle sue responsabilità quale tribuna delle idee, del confronto e per logica deduzione, all’interno del percorso democratico, delle scelte» e «la Pubblica Amministrazione che abbandona l’onore del suo ruolo, l’essere terzo e garante di fronte al Cittadino, attraverso regole certe e chiare e comportamenti trasparenti». E concludono: «Ci aspettiamo che le Istituzioni elettive si riprendano la loro smarrita capacità decisionale e si assumano le responsabilità che trova le sue radici democratiche sul mandato che hanno ricevuto dagli elettori».

Le associazioni propongono anche che il Consiglio Comunale adotti una delibera in cui l’Amministrazione si impegni a tenere conto del Valore Sociale prodotto dalle organizzazioni dei cittadini: «Nel caso del patrimonio pubblico concesso dall’Amministrazione, infatti, il corrispettivo monetario costituisce solo una parte di un più ampio corrispettivo erogato attraverso le attività di servizi specialistici culturali, educativi e sociali ad integrazione di quelli erogati direttamente dall’Amministrazione Capitolina e tale attività costituisce interesse pubblico generale».

Per fare questo deve essere istituita «una specifica Commissione con il compito, entro quattro mesi, di fornire metodi, criteri e strumenti per la misurazione del Valore sociale dei servizi erogati da Roma Capitale attraverso il ricorso ad organizzazioni sociali e culturali. I risultati di tale commissione e della applicazione del metodo del Valore Sociale saranno oggetto di verifica, aggiornamento e riconsiderazione dopo 18 mesi da parte dell’Assemblea Capitolina».

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