TRE GIORNATE: l’evento per non dimenticare le donne vittime di violenza sessuale in guerra – 22 febbraio, 14 marzo, 4 aprile 2020 Roma

 

 

 

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22 febbraio, 14 marzo, 4 aprile 2020  presso la Casa Internazionale delle Donne di Roma – Via della Lungara, 19 (ore 16-20)

TRE GIORNATE

Dal Ruanda ai Balcani, ai campi di detenzione libici, greci e turchi,

la tragica attualità degli stupri di guerra e la soggettività delle donne

 

 

Tre giornate

In queste tre giornate raccontiamo le conseguenze di guerre  recenti, le storie  della Bosnia ed Erzegovina, dove ancora la pace è fredda, le separazioni etniche una realtà pesante;  del Kosovo, dove gli stupri della guerra riemergono nella coscienza collettiva superando i silenzi e le vergogne individuali; e la storia del Ruanda, il Paese delle donne, che dopo il genocidio dei Tutsi hanno ricostruito il loro paese. A raccontare queste storie nelle prime due giornate saranno le voci dei film e dei documentari, le testimoni, le associazioni delle donne coinvolte, nei Balcani come in Ruanda.

Turchia, Kurdistan, Nigeria, Darfur, Cile.. . sono tanti i teatri di guerra e di stupri di guerra aperti, che affronteremo con altre iniziative, ma non potevamo non affrontare da subito le violenze che subiscono le donne migranti, nel “viaggio”, nei campi di concentramento libici, turchi e greci, nei centri di detenzione europei.

Infine un documento conclusivo con alcune richieste molto chiare: protezione internazionale per le migranti vittime di stupro e violenze; risarcimenti alle donne vittime degli stupri di guerra, riconoscimento delle problematiche e dei diritti delle figlie e dei figli degli stupri. Saranno interpellati i singoli Stati e gli organismi internazionali ed europei.

 

 

Il contesto storico

La guerra

Stupri di guerra, stupri etnici, contro le donne, ma non solo, violenze sulla popolazione civile, fino al genocidio: avvengono in tutte le guerre in diverse forme di brutalità, ieri e oggi. Non si possono comprendere gli eventi bellici senza cogliere la dimensione sessuale che li fonda e li attraversa.

 

La storia

Fin dagli antichi tempi lo stupro era considerato come normale bottino di guerra e successivamente come danno collaterale delle guerre, con la conseguenza dell’impunità – nessuno dei due tribunali istituiti a Tokyo e a Norimberga dai Paesi alleati sui crimini di guerra ha riconosciuto il reato di stupro. Nelle Convenzioni di Ginevra (1949) lo stupro di guerra fu considerato un attacco “all’onore” (di fatto dell’uomo);  fu invece considerato crimine di guerra dalla giurisprudenza dei due Tribunali internazionali, per  ex Jugoslavia e per il Ruanda, istituiti rispettivamente nel 1993 e nel 1994;  fino al riconoscimento dello stupro di guerra come crimine contro l’umanità nello Statuto della Corte penale internazionale:1998.

Una violazione dell’anima e del corpo

I corpi delle donne violentati, lo stupro come arma di guerra contro il nemico attraverso le donne del nemico, per distruggere il futuro, per rendere impossibile ogni convivenza, per fare pulizia (etnica). Una violazione dell’anima e del corpo. I sentimenti delle donne hanno nomi precisi: pudore, vergogna, silenzio, sofferenza, depressione, solitudine. Le comunità spesso trasformano le vittime in colpevoli del disonore, così le donne sono violentate due volte.

Il riscatto

Le ferite non si rimarginano se la convivenza multietnica è ormai solo un ricordo e una nostalgia, se chi ti ha stuprata è stato il tuo vicino di casa, se gli autori restano impuniti a circolare nelle stesse strade dei loro crimini; ma lì dove si è intrapresa la strada di una rielaborazione collettiva delle tragedie avvenute, della giustizia e non della vendetta, si ricostruisce una società e le donne ne sono protagoniste, cercando di riprendere in mano la loro vita e le relazioni.

Tre giornate

In queste tre giornate raccontiamo le conseguenze di guerre  recenti, le storie  della Bosnia ed Erzegovina, dove ancora la pace è fredda, le separazioni etniche una realtà pesante;  del Kosovo, dove gli stupri della guerra riemergono nella coscienza collettiva superando i silenzi e le vergogne individuali; e la storia del Ruanda, il Paese delle donne, che dopo il genocidio dei Tutsi hanno ricostruito il loro paese. A raccontare queste storie nelle prime due giornate saranno le voci dei film e dei documentari, le testimoni, le associazioni delle donne coinvolte, nei Balcani come in Ruanda.

Turchia, Kurdistan, Nigeria, Darfur, Cile.. . sono tanti i teatri di guerra e di stupri di guerra aperti, che affronteremo con altre iniziative, ma non potevamo non affrontare da subito le violenze che subiscono le donne migranti, nel “viaggio”, nei campi di concentramento libici, turchi e greci, nei centri di detenzione europei.

Infine un documento conclusivo con alcune richieste molto chiare: protezione internazionale per le migranti vittime di stupro e violenze; risarcimenti alle donne vittime degli stupri di guerra, riconoscimento delle problematiche e dei diritti delle figlie e dei figli degli stupri. Saranno interpellati i singoli Stati e gli organismi internazionali ed europei.

 

 

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